Il design non è mai stato solo estetica; è sempre stato un riflesso dei valori e delle priorità di una società. Oggi, in un mondo in cui la crisi climatica non è più un futuro lontano, ma una realtà tangibile, il design “earth-first” emerge come una delle risposte più potenti e necessarie. Questa filosofia abbraccia materiali sostenibili, palette di colori ispirate alla natura e un approccio consapevole al branding, dimostrando che la creatività e la responsabilità possono coesistere.

La sostenibilità come pilastro del branding
Un numero crescente di brand sta ripensando il proprio approccio per rispecchiare una maggiore consapevolezza ambientale. Non si tratta solo di un “trend”, ma di una presa di posizione etica. I consumatori chiedono trasparenza, responsabilità e autenticità, e i brand che non si adattano rischiano di essere percepiti come irrilevanti o, peggio, dannosi.
Il design “earth-first” rappresenta una risposta concreta: materiali biodegradabili, packaging riutilizzabile e design che celebra la bellezza del mondo naturale non sono più l’eccezione, ma diventano la norma per i leader di settore. Case study come Patagonia, Aesop o IKEA dimostrano come un design sostenibile possa essere non solo etico, ma anche economicamente vincente.

Palette naturali e storytelling visivo
Un aspetto chiave di questa evoluzione è la scelta di palette di colori ispirate alla natura. Toni neutri come terracotta, verde bosco e blu oceano trasmettono calma e autenticità, evocando un senso di connessione con il pianeta. Questo linguaggio visivo non è solo esteticamente gradevole, ma rafforza il messaggio di sostenibilità e sensibilità ecologica.
Il packaging è spesso il primo punto di contatto tra un brand e il consumatore, e la sua evoluzione verso materiali riciclati, compostabili o plastic-free racconta una storia ancora prima che il prodotto venga aperto. Qui il design diventa narrazione: ogni texture, colore e materiale trasmette un messaggio chiaro e diretto sul valore che il brand attribuisce alla sostenibilità.

L’impatto sul design complessivo del brand
Abbracciare un approccio “earth-first” significa rivedere ogni elemento del brand. Dal logo al font, ogni dettaglio deve armonizzarsi con questa filosofia. I brand che scelgono questo percorso spesso optano per estetiche minimaliste e naturali, riflettendo un impegno verso l’essenziale e il ridotto spreco.
Non si tratta di adottare un’estetica “greenwashed” – ovvero quella sostenibilità fittizia che molte aziende hanno sfruttato in passato per migliorare la propria immagine – ma di implementare cambiamenti profondi e tangibili. I consumatori di oggi sono informati e scettici; sanno distinguere tra chi si impegna veramente e chi cavalca semplicemente l’onda del momento.

Oltre il prodotto: una visione sistemica
Il design “earth-first” non si limita al prodotto. Include le pratiche aziendali, le collaborazioni con fornitori e persino l’architettura degli spazi fisici. Pensiamo ai flagship store costruiti con materiali locali e naturali o agli eventi che promuovono esperienze immersive a impatto zero.
Un esempio lampante è Stella McCartney, che non solo crea moda sostenibile ma integra la sostenibilità in ogni aspetto del brand, dai tessuti innovativi alle scelte aziendali. Il risultato? Un’identità di marca che non si limita a vendere, ma ispira.

Un futuro “earth-first”
Il design “earth-first” non è una tendenza che scomparirà. È una trasformazione culturale e industriale che continuerà a influenzare il modo in cui pensiamo e creiamo. Per i brand, non si tratta solo di seguire una moda, ma di assumersi una responsabilità. Questo approccio non solo soddisfa le richieste dei consumatori, ma costruisce anche un futuro più sostenibile e vivibile.
Come strategist, credo fermamente che il design sostenibile rappresenti il cuore di una nuova era del branding. Perché un design che celebra la Terra non è solo bello: è necessario.

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Harvard Business Review: “How Sustainability Is Reshaping Design”
Forbes: “The Rise Of Sustainable Design”
Dezeen: “Earth-First Design Trends for 2024”